ATTO INTIMIDATORIO DELLO STATO CONTRO LA CHIESA CATTOLICA
- Avv. Giorgio Marchetti
- 29 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
A Cremona un parroco celebra messa con 15 fedeli: i carabinieri provano a interromperlo ma lui non si ferma. Multato insieme ai presenti | 20 APRILE 2020.

Il titolo può sembrare forte ma rispecchia il clima che si è generato a causa dei provvedimenti del Governo (di dubbia legittimità) in conseguenza dell'emergenza covid-19.
A Gallignano, frazione di Soncino, nella diocesi di Cremona, giovedì scorso mentre un parroco stava celebrando la Santa Messa alla presenza di 13 fedeli, i carabinieri sono entrati in chiesa durante la celebrazione della Santa Messa, intimando con modi piuttosto spicci il sacerdote ad interrompere la funzione religiosa. Nonostante l’irruzione, però, il parroco, don Lino Viola, è andato avanti nella liturgia.
Il risultato: una multa di 680 euro al parroco e di 280 euro a ciascun fedele.
Ora, di per sé, l'accaduto può sembrare poco significativo sotto l'aspetto concreto ed apparire una mera scaramuccia tra parroco e forze dell'ordine se non fosse che, dal punto di vista giuridico, quello dei Carabinieri appare un attacco gravissimo nei confronti della Chiesa.
L'articolo 7 della Costituzione repubblicana disciplina i rapporti tra Stato e Chiesa e stabilisce che "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi."
Tale prerogativa di indipendenza e sovranità della Chiesa cattolica non è infatti riconosciuto dall'ordinamento statuale alle altre confessioni religiose, alle quali l'art. 8 della Costituzione, riserva soltanto la "libertà davanti alle legge" di essere professate "in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano" ed i loro rapporti con lo Stato sono disciplinati dalla legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
L'articolo 7 del testo costituzionale sancisce l'originarietà dell'ordinamento della Chiesa cattolica, attribuendole l'indipendenza e la sovranità tipica degli ordinamenti statali.
I rapporti tra l'ordinamento statale e quello ecclesiatico sono regolati dai Patti Lateranensi, stipulati l'11 febbraio del 1929 e revisionati dall'Accordo di Villa Madama del 1984. Essi costituiscono veri e propri trattati di diritto internazionale e, per espressa disposizione costituzionale, possono essere modificati solamente previo accordo tra i due ordinamenti, Stato e Chiesa.
Il testo pattizio dell'Accordo di Villa Madama sancisce all'art. 2, primo comma, che "In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica."
Nondimeno, il successivo comma 3 stabilisce che "È garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione."
Ciò che ancor più rileva è la norma contenuta nell'art. 5, comma 2, dell'accordo tra l'ordinamento clericale e quello statuale che recita "Salvo i casi di urgente necessità, la forza pubblica non potrà entrare, per l'esercizio delle sue funzioni, negli edifici aperti al culto, senza averne dato previo avviso all'autorità ecclesiastica.". Tant'è vero che, notoriamente, alle forze di polizia dello Stato, pur essendo concesso di operare all'interno del colonnato di Piazza San Pietro nella Città del Vaticano, è precluso di varcare il sagrato della basilica salvo espressa richiesta dell'autorità ecclesiastica.
Poste queste premesse è evidente a tutti che con l'azione perpetrata dalle forze dell'ordine nella circostanza di cui qui si discute, al di là delle giustificazioni addotte, è stata violata la sovranità di un ordinamento, quello ecclesiastico, circostanza che se fosse avvenuta tra Stati laici, stante l'armamento da fuoco di cui erano dotati i carabinieri, sarebbe stata considerata un vero e proprio atto di guerra. Fatto gravissimo, dunque, quello narrato, che si aggiunge alla sospensione dei diritti costituzionali operata dall'attuale Governo della Repubblica, che, per altri versi, sembra aver dimenticato l'esistenza di un organo sovrano di diretta emanazione del popolo: il Parlamento.
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